Pagine

sabato 20 luglio 2013

Shinsekai Yori Pagine 32-35 Fine Capitolo 1

“Dopo che si saranno arresi, potremo andare a casa,” Ryou ripeté come un pappagallo.
“Smettetela. Hey arbitro!” Satoru gridò esasperato a Shun. Shun stava in disparte in cima alla collina a guardare il paesaggio. Il suo bulldog Subaru era seduto in silenzio accanto a lui.
“Che c'è?” Rispose al grido.
“Non dirmi “cosa c'è”. Digli che è un pareggio.”
“Sì. È un pareggio,” disse Shun, tornando a guardare il paesaggio.
“Andiamo a casa allora,” disse Reiko, e un gruppo di loro si diresse giù per la collina poiché condividevano le barche per raggiungere i loro rispettivi villaggi.
“Aspetta, non abbiamo ancora finito.”
“Io vado, altrimenti i gattifunesti ci prenderanno.”
Maria e gli altri sembravano insoddisfatti, ma il gioco si era lentamente concluso.
“Saki, dovremmo andare anche noi,” disse Satoru mentre camminavo verso Shun.
“Non te ne vai?”
“Sì,” Shun non distolse lo sguardo dal paesaggio affascinante.
“Ehi, sbrighiamoci ad andare,” disse Satoru con impazienza.
Shun indicò in silenzio.
“Laggiù, lo vedi?”
“Che cosa?”
Stava puntando in direzione di Oro, vicino al confine tra le risaie e la foresta.
“C'è un Minoshiro.”
Fin da quando eravamo giovani, ci hanno insegnato che i nostri occhi erano più importanti di qualsiasi altra cosa, quindi siamo stati tutti benedetti con una buona vista. Anche questa volta, da centinaia di metri di distanza, su un sentiero tra i campi in cui il crepuscolo e le ombre si incrociano, ho potuto scorgere la sagoma bianca di qualcosa che si muoveva lentamente.
“Hai ragione.”
“E allora? Non è mica raro?.” La solita voce calma di Satoru era tinta di dispiacere per un qualche motivo.
Ma non mi mossi. Non volevo muovermi.
Il Minoshiro si muoveva a passo di lumaca prima attraverso il sentiero, poi attraverso il prato e infine scomparve nella foresta. Dopo aver seguito il suo percorso, la mia attenzione si rivolse a Shun.
Non so ancora il nome dell'emozione che provai in quel momento. Mentre ero in piedi accanto a lui a guardare il villaggio tinto dalla luce del sole al tramonto, il mio petto si riempì di una sensazione dolce e dolorosa.
Forse anche questa era una scena premeditata. Una drammatizzazione creata da un mix di episodi simili, cosparsa di una spezia che chiamiamo sentimento...
Comunque sia, queste scene hanno ancora un significato speciale per me ad oggi. Il ricordo finale di una vita in un mondo perfetto. Un tempo in cui ogni cosa era al suo posto e non c'erano dubbi sul futuro.

Anche adesso, quando penso al mio primo amore, mi dà ancora una luce calda, come il sole al tramonto. Anche se questo, e tutto il resto sarà presto inghiottito da un vuoto senza fondo di tristezza e vacuità.  

giovedì 18 luglio 2013

Shinsekai Yori Pagine 30-31

Quando ascolto attentamente, posso sentire la debole melodia portata dal vento.
“Allora chiamiamolo un pareggio” disse Satoru, ed i bambini vennero fuori dal nascondiglio in gruppi di due e tre.
Tutti, che avevano età comprese tra gli 8 e gli undici anni, avevano trascorso l'intera giornata impegnati in un cattura la bandiera su larga scala. È qualcosa di simile ad una lunga battaglia a palle di neve in pieno inverno, dove ci sono due squadre che devono invadere il territorio avversario e alla fine chi riesce a catturare la bandiera dell'altra squadra vince. Quel giorno, la nostra squadra aveva commesso un grave errore durante la prima mossa, e sembrava rischiassimo davvero di perdere.
“Non è giusto. Anche noi eravamo sul punto di vincere,” Maria mise il broncio. Lei aveva la pelle più chiara di tutti gli altri, e aveva grandi occhi chiari. Ma più di ogni altra cosa, i suoi capelli rosso fuoco la rendevano cospicua.
“Forza, arrendetevi.”
“Esatto, perché siamo stati migliori,” Ryou intervenne dopo Maria. Anche a questa età, Maria aveva la stoffa di una regina.
“Perché dovremmo arrenderci?” Risposi indignata.
“Perché siamo stati miglior,” Ryou ripeté la stessa cosa.
“Ma non avete ancora preso la nostra bandiera,” guardai Satoru.
“È un pareggio,” dichiarò.
“Satoru, sei in questa squadra, non é vero? Perché prendi le loro parti?” Maria sbottò.
“Non è colpa mia, la regola dice che il coprifuoco è al tramonto.”
“Ma il sole non è ancora tramontato.”
“Pensaci meglio, è solo perché siamo in cima alla collina, giusto?” Dissi, trattenendo la mia irritazione. Anche se di solito siamo buone amiche, in momenti come questi, Maria mi infastidisce.
“Ehi, dobbiamo andare sul serio,” disse Reiko preoccupata.

“Quando sentiamo “Going Home”, dovremmo tornare subito.”

martedì 16 luglio 2013

Shinsekai Yori Pagine 27-29

 La lezione di questa storia è probabilmente più semplice di quella del meta-demone.
Ma, naturalmente, ciò non significa che abbiamo capito il reale significato celato dietro di essa. Almeno, non fino a che, quel giorno, immersi nella disperazione e nella tristezza senza fine, vedemmo un vero demone del peccato con i nostri occhi...
Mi dispiace, a volte mentre scrivo, una marea di ricordi cercano di soffocarmi e non riesco a controllarli. Ma, continuiamo con la mia infanzia.
Come ho scritto prima, Kamisu 66 è costituita da sette villaggi. L'amministrazione della città si raccoglie nel centro. Sulla riva orientale del fiume Tone c'è il villaggio di Fieno, A nord, nel bel mezzo di una foresta costellata di case, c'è Ventopino. Ad est di quello, la foresta si apre fino alle regioni costiere, dove c'è Sabbiabianca. Adiacente a Feno più a sud c'è il villaggio Mulino. Sull'altra sponda del fiume verso nord-ovest c'è il villaggio dell'Osservanza, il cui nome deriva dalla sua posizione. Allineato con le risaie a sud c'è Oro, ed il occidentale è Alberosecco.
La mia città natale è Mulino. Questo nome probabilmente ha bisogno di qualche spiegazione. Ci sono decine di canali che conducono al largo de fiume Tone che si snodano per Kamisu 66, e le persone vanno e vengono con le barche. Nonostante ciò, il costante movimento dell'acqua significava che fosse abbastanza pulita per farci il bagno, anche se dovevi pensarci due volte prima di berla. Di fronte casa mia, oltre ad un sacco di vivaci koi 1 rossi e bianchi che nuotavano in giro, c'erano anche un sacco di ruote idrauliche, che è da dove deriva il nome. Ogni villaggio ha delle ruote idrauliche, il nostro villaggio ne ha parecchie e ciò dà vita ad uno spettacolo magnifico. Sovraccolpo, Colporovescio, Colpobasso, Colpoalpetto... Queste sono tute quelle che riesco a ricordare. Ce ne sarebbero state molte di più. Molte di loro erano usate per liberarci di compiti quotidiani come la sgusciatura del riso e la macinazione del frumento.
Tra di loro c'era una specie di ruota idraulica che solo alcuni villaggi avevano, aveva lame di metallo utilizzate per generare elettricità. La preziosa energia si usava per alimentare gli altoparlanti sul tetto della sala pubblica. Usi di energia elettrica al di fuori di questo erano assolutamente vietati dal Codice Etico.
Ogni giorno, poco prima del tramonto, gli altoparlanti avrebbero suonato la stessa melodia. È chiamata “Going Home” e deriva da una parte di sinfonia scritta molto, molto tempo fa da un compositore con uno strano nome, Dvorak. Il testo che abbiamo imparato a scuola è più o meno così. 1
The sun sets over the distant mountains                                          [Il sole tramonta sulla montagne lontane]
Stars stud the sky                                                                         [Le stelle costellano il cielo]
Today’s work is finished                                                               [Il lavoro odierno è terminato]
My heart feels light                                                                       [Il mio cuore si sente leggero]
In the cool evening breeze                                                             [Nella fresca brezza serale]
Come, gather around                                                                    [Venite, riuniamoci attorno]
Gather around                                                                              [Riuniamoci attorno]

The bonfire burning brightly in the darkness                                  [Il falò che brucia vivace nelle tenebre]
Now dies down                                                                          [Ora si placa]
Sleep comes easily                                                                      [Il sonno arriva facilmente]
Inviting me to disappear                                                              [Invitandomi a sparire]
Gently watching over us                                                              [Vegliando dolcemente su di noi]
Come, let us dream                                                                    [Venite, fateci sognare]
Let us dream                                                                              [Fateci sognare.]
Quando la canzona suonava, tutti i bambini che giocano nei campi dovevano tornare a casa. È per questo che ogni volta che penso alla canzone, lo scenario del tramonto si riflette nella mia mente. La città al crepuscolo. Lunghe ombre attraversano il terreno sabbioso della pineta. Decine di cieli grigi si riflettono sulle superfici delle risaie, come uno specchio. Gruppi di libellule rosse. Ma i ricordi più vividi sono quelli passati a guardare il tramonto dalla cima della collina.
Quando chiudo gli occhi, una scena mi viene in mente. È passato un po' di tempo dalla fine dell'estate e l'inizio dell'autunno, quando il clima aveva appena iniziato a diventare più freddo.
“Dobbiamo andare a casa”, disse qualcuno.

1 Ho tradotto il testo tradotto dal traduttore inglese, il testo originale può essere trovato qui.

domenica 14 luglio 2013

Shinsekai Yori Pagine 24-26

Ci sono un paio di lezioni in questa storia.
I bambini possono facilmente capire che devono rimanere all'interno della Barriera Sacra. Per quelli un po' più grandi, probabilmente cercano di dirci che dovremmo essere più preoccupati per il nostro villaggio che per noi stessi, ed essere pronti a sacrificare la nostra vita per esso.
Tuttavia, la vera lezione è qualcosa che solo un bambino di una certa saggezza avrebbe capito.
Chi avrebbe mai pensato che il vero scopo della storia è farci sapere che i meta-demone esistono realmente?
La storia del Demone del Peccato
Questa storia risale a circa ottant'anni fa. Viveva un ragazzo nel villaggio. Era un bambino davvero brillante, ma aveva un difetto. Crescendo, questo difetto divenne sempre più evidente.
Egli era estremamente fiero della sua intelligenza e guardava tutto il resto con disprezzo.
Fingeva di accettare gli insegnamenti scolastici e degli altri adulti, ma le lezioni importanti non raggiunsero mai realmente il suo cuore.
Iniziò a deridere la stoltezza degli adulti e a ridere delle leggi del mondo.
L'arroganza seminò i semi del peccato.
Il ragazzo si allontanò poco a poco dalla sua cerchia di amici. La solitudine divenne la sua unica compagna e confidente.
La solitudine divenne il terreno di coltura del peccato.
Nella sua solitudine, il ragazzo spese molto tempo a pensare. Rifletté su argomenti proibiti e su questioni che è meglio lasciare in disparte.
I pensieri impuri fecero crescere il peccato senza controllo.
Il ragazzo inconsapevolmente accumulava sempre più peccato, e si trasformò in qualcosa di inumano – un demone del peccato.
Prima che qualcuno se ne accorgesse, il villaggio era vuoto; tutti erano fuggiti in preda alla paura per il demone del peccato. Egli andò a vivere nella foresta, ma anche tutti gli animali lì presenti scomparvero.
Quando il demone del peccato camminava, le piante attorno ad esso si intrecciavano in tutte le forme più inimmaginabili e marcivano.
Tutto il cibo che toccava si trasformava in veleno letale.
Il demone del peccato vagava senza meta, attraverso la foresta morta e deforme.
Alla fine, si rese conto che egli non dovrebbe vivere in questo mondo.
Il demone del peccato lasciò il buio della foresta. Davanti ai suoi occhi, lo vide, avvolto in uno splendore scintillante. Era arrivato ad un lago profondo nascosto nella montagna.
Camminò nel lago, pensando che l'acqua così pura, avrebbe sicuramente purificato il suo peccato.
Ma l'acqua intorno a lui divenne immediatamente scura e torbida, e iniziò a trasformarsi in veleno.
I demoni del peccato non dovrebbero esistere in questo mondo.

Egli lo capì, e silenziosamente scomparve in fondo al lago.

venerdì 12 luglio 2013

Shinsekai Yori Pagina 20-23

Storia del meta-demone
Questa storia narra i fatti avvenuti circa centocinquant'anni fa. C'era un ragazzo che raccoglieva erbe sulla montagna. Assorto nella raccolta, arrivò alla Barriera Sacra. Aveva già raccolto tutte le erbe all'interno della barriera quando gli capitò di alzare lo sguardo, e vide che ce n'erano molte altre al di fuori.
Era sempre stato avvertito di non uscire fuori dalla Barriera Sacra. Se per qualche ragione avesse dovuto farlo per forza, doveva esser accompagnato da un adulto.
Ma non c'erano adulti in giro. Il ragazzo era tentato e pensò che andare fuori solo per poco sarebbe andato bene. Fece uscire prima la testa.  Doveva solo accucciarsi sotto la barriera, cogliere alcune erbe, e tornare indietro. Così non ci sarebbero stati problemi. Il ragazzo scivolò tranquillamente sotto la corda. I foglietti ondeggiavano e frusciavano.
In quell'istante, venne improvvisamente colpito da una sensazione sgradevole. Oltre al senso di colpa per aver disobbedito agli adulti, c'era un'altra sensazione di disagio che non aveva mai sperimentato prima.
Rassicurandosi che fosse tutto a posto, si avvicinò alle erbe.
In quel momento video un meta-demone che veniva verso di lui.
Anche se aveva circa la stessa altezza del ragazzo, aveva un aspetto spaventoso. La sua rabbia turbinava come un alone di fuoco, bruciando ogni cosa avesse intorno. Come il meta-demone si avvicinava, così falciava tutto ciò che gli si parava davanti e infiammava il fogliame.
Il ragazzo impallidì, ma costrinse se stesso a non urlare e fece un passo indietro. Se solo fosse riuscito a scivolare di nuovo sotto la corda, il meta-demone sarebbe dovuto scomparire.
Ma un ramo si spezzò sotto i sui piedi.
Il meta-demone girò la sua testa, mostrando un viso completamente privo di emozioni. Fissò il bersaglio della sua rabbia.
Il ragazzo si chinò sotto la corda e scappò più in fretta che poteva. Tutto sarebbe andato bene se fosse entrato nella protezione della barriera.
Ma quando guardò indietro, anche il meta-demone si era chinato sotto la corda!
In quel momento, il ragazzo capì di aver fatto qualcosa di irreparabile. Aveva invitato un meta-demone all'interno della barriera.
Il ragazzo piangeva mentre scendeva dal sentiero di montagna. Il meta-demone lo inseguiva senza sosta.
Il ragazzo corse lungo il bordo della barriera, verso il corso d'acqua nella direzione opposta al villaggio.
Quando si guardò alle spalle, il volto del demonio era nascosto dal sottobosco. Solo i suoi occhi luminosi e la bocca ghignante erano visibili.
Il meta-demone cercava un percorso per arrivare al villaggio.
Il ragazzo non poteva permettere che ciò accadesse. Se il meta-demone lo avesse seguito, l'intero villaggio sarebbe stato probabilmente distrutto.
Attraversato l'ultimo tratto del sottobosco, uno strapiombo gli apparve davanti. Il ruggito del fiume sul fondo riverberava sulle pareti. Attraverso la gola c'era appeso un nuovo ponte di corda.
Il ragazzo non attraversò il ponte. Invece, si diresse a monte lungo il bordo della scogliera.
Quando guardò indietro, il meta-demone aveva raggiunto il ponte e lo stava cercando.
Il ragazzo corse risoluto.
Poco dopo, un altro ponte apparve in lontananza.
Si avvicinava al ponte che si stagliava contro il cielo nuvoloso. Consumato da anni di esposizione agli agenti atmosferici, ondeggiava paurosamente, quasi come a fare un cenno.
Il ponte poteva cadere in qualsiasi momento. Nessuno lo aveva usato per più di dieci anni ed era stato sempre avvertito di non attraversarlo.
Lentamente, il ragazzo iniziò ad attraversare il ponte.
Le corde emisero un fruscio inquietante. Le tavole erano fatte di quercia, ma sembravano pronte a rompersi da un momento all'altro.
Quando era circa a metà strada, il ponte cedette improvvisamente. Guardando indietro, vide che anche il meta-demone aveva messo piede sul ponte.
Il ponte oscillava sempre più selvaggiamente come il meta-demone si avvicinava.
Il ragazzo guardò il fondo della valle. Era vertiginosamente lontano.
Alzò lo sguardo. Il meta-demone era ormai vicino.
Quando riuscì a vedere chiaramente il volto sgradevole del meta-demone, il ragazzo, brandendo la falce che aveva con sé, in un solo movimento, tagliò le corde che tenevano il ponte.
Il ponte si girò verso il basso e il ragazzo per poco non scivolò, ma in qualche modo riuscì ad afferrare la corda.
Il meta-demone era caduto sul fondo? Il ragazzo guardò. In qualche modo, anche il meta-demone si era aggrappato alla corda. Si voltò lentamente guardandolo con sguardo omicida.
La falce era caduta nella valle. Non poteva più tagliare le corde.
Cosa doveva fare? Pregò i cieli. Non importa se muoio; ti prego di non lasciare che il meta-demone entri nel villaggio.
Forse il desiderio del ragazzo raggiunse i cieli? O era che le funi non potevano più sopportare il loro peso?
La corda si spezzò, mandandoli giù nella valle. Il ragazzo ed il meta-demone scomparvero dalla vista.

I meta-demoni non sono mai apparsi da allora.

mercoledì 10 luglio 2013

Shinsekai Yori Pagine 17-19

“Saki, sai cosa significa 'falsa obbedienza'?”
Scossi la testa in silenzio.
“Significa che all'apparenza obbedisci a qualcuno, ma in realtà pensi l'opposto.”
“Cosa intendi con 'l'opposto'?”
“Ingannare l'altra persona, e progettare in segreto di tradirli.”
Rimasi a bocca aperta.
“Persone come quelle non esistono.”
“Hai ragione. È impossibile che le persone tradiscano la fiducia altrui. Ma i mostroratti non sono persone.”
Per la prima volta, ebbi brividi di paura.
“I mostroratti ci adorano e ci obbediscono perché possediamo il cantus 1. Ma non possiamo sapere come potrebbero comportarsi verso i bambini che non hanno ancora risvegliato il loro potere. Ecco perché dobbiamo evitare ad ogni costo che i mostroratti e i bambini si incontrino.”
“Ma quando gli affidate un lavoro, non devono entrare in città?”
“In quei momenti c'è sempre un adulto a supervisionarli.” Papà mise i documenti in una scatola dell'archivio e alzò di nuovo la mano. Il coperchio scintillò e si fuse con la scatola, formando un blocco compatto. Perché nessun altro sa cosa egli stesse visualizzando in mente quando ha usato il suo cantus, risulterà difficile per chiunque non sia papà aprire quella scatola senza romperla.
“In ogni caso, non andare mai al di fuori della Barriera Sacra. La forza della barriera rende il suo interno sicuro, ma se metti piede fuori, non verrai protetto dal cantus di nessuno.”
“Ma i mostroratti...”
“Non sono soltanto i mostroratti. Hai imparato le storie dei meta-demoni e dei demoni del peccato., giusto?”
Il respiro mi si bloccò.
Le storie dei meta-demoni e dei demoni del peccato vengono insegnate più volte durante i nostri primi anni di sviluppo. Restano impresse nel nostro subconscio. Anche se le versioni che impariamo a scuola sono quelle per i bambini, ci fanno avere ancora gli incubi.
“Ci sono davvero i meta-demoni... e i demoni del peccato e altre cose così al di fuori della Barriera Sacra?”
“Uh huh,” papà mi sorrise leggermente per confortarmi.
“Queste sono solo vecchie leggende, oggi non esistono...”
È vero che non stati visti negli ultimi centocinquant'anni, ma è meglio essere preparati ad ogni evenienza. Saki, non vorresti incontrare improvvisamente un mostro come è accaduto al ragazzo che raccoglieva erbe, giusto?”
Annuii in silenzio.

Ora cercherò di riassumere le storie del meta-demone e del demone del peccato. Tuttavia, questa non è la favoletta per i bambini, ma quella completa, la versione per adulti che tutti imparano quando entrano all'Accademia dei Saggi.

1 Il termine "cantus" è usato da vari fansub, e viene dalla parola "incantare" che è uno dei kanji in "juryoku", traducibile anche in "potere".

lunedì 8 luglio 2013

Shinsekai Yori Pagine 15-16

Kamisu 66 consiste in sette villaggi distribuiti dentro una circonferenza di circa cinquanta chilometri. La città è separata dal resto del mondo dalla Barriera Sacra. Fra mille anni, la barriera potrebbe non esistere più, quindi farò un piccola spiegazione. Si tratta di una spessa corda sulla quale sono appesi degli striscioni di carta 1 che fungono da scudo per non permettere alle cose impure di entrare in città.
I bambini sono avvisati di non uscire mai dalla barriera. Spiriti maligni e mostri si aggirano al di fuori e ogni bambino che si avventura fuori da solo, avrebbe sofferto terribilmente.
“Ma esattamente che tipo di cose spaventose ci sono lì?”, ricordo di averlo chiesto a mio padre, anche se non chiaramente, un giorno, quando avevo circa sei o sette anni.
“Un sacco di cose diverse,” alzò lo sguardo dai sui documenti. Appoggiando il mento sulla sua mano, mi guardava affettuosamente. Quei caldi occhi marroni sono stampati a fuoco nella mia memoria anche oggi. Mai una volta mio padre mi guardò con severità e solo in un occasione alzò la voce. Fu perché non stavo prestando attenzione a dove stavo andando e sarei caduta in un buco nel terreno se non mi avesse avvertito.
“Saki, ne sei già a conoscenza, giusto? Riguardo ai mostroratti e ai gattinefasti e ai canipalla.”
“Ma mamma mi ha detto che queste cose non esistono”
“Per quanto riguarda gli altri può darsi, ma i mostroratti esistono,” disse con una tale disinvoltura che ne fui scioccata.
“Bugie.”
“Non sono bugie. Anche i mostroratti di recente sono stati reclutati per contribuire alla costruzione della città.”
“Non li ho mai visti.”
“Non permettiamo ai bambini di vederli.” Non disse il perché, ma immaginai fosse perché i mostroratti fossero troppo orribili da vedere.
“Ma se ubbidiscono agli umani, non sono spaventosi, giusto?”
Posò i documenti che stava cercando e alzò la mano destra. Appena recitò un incantesimo a bassa voce, una fibra sottile di carta si trasformò, così come l'inchiostro invisibile viene rivelato, in un complicato modello intessuto nella carta. Il sigillo di approvazione del sindaco.

La corda è chiamata shimewa, e i foglietti shide.